Diagnostica chimica delle patine di corrosione e delle leghe bronzee
Diagnostica chimica delle patine di corrosione e delle leghe bronzee
Rocco Mazzeo
Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” CHIM
In occasione dei restauri della fontana del Nettuno condotti dai restauratori Giovanni Morigi ed Ottorino Nonfarmale tra il 1988 ed il 1993 era stata condotta una intensa campagna diagnostica mirata a caratterizzare le patine di alterazione in particolare delle superfici bronzee. Quelle analisi risultarono di grande aiuto nel selezionare il tipo di trattamento protettivo da applicare. Si scelse un trattamento costituito da un doppio strato di resina acrilica e cera microcristallina.
Le indagini diagnostiche chimiche effettuate nel corso di questo intervento hanno avuto come primario obiettivo quello di verificare se i trattamenti protettivi applicati nel corso del restauro degli anni novanta fossero sopravvissuti a quasi trent’anni di esposizione agli agenti atmosferici ed all’acqua della fontana e garantissero ancora un sufficiente grado di protezione.
Le analisi scientifiche sono state prevalentemente condotte con strumentazione di natura micro invasiva e non invasiva e questo grazie all’enorme sviluppo che tali tecniche analitiche, non disponibili negli anni novanta, hanno avuto nel corso degli ultimi vent’anni. Le patine di corrosione, contenenti i vecchi protettivi, sono state infatti analizzate in microscopia infrarossa e con tecniche di mapping spettrale infrarosso mai sino ad ora utilizzate su superfici bronzee monumentali esposte all’aperto.
Grazie al contributo dei colleghi esperti scientifici dell’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro di Roma è stato anche possibile misurare con tecniche di resistenza di polarizzazione la velocità di corrosione delle patine consentendoci, quindi, di avere una precisa valutazione dello stato di conservazione degli elementi bronzei della fontana.
Inoltre, tecniche analitiche di tipo non invasivo, quali la fluorescenza raggi X portatile in modalità puntuale e mapping, hanno consentito di caratterizzare la composizione chimica del gran numero di riparazioni in metallo e lega applicate sul Nettuno in occasione di antichi interventi di restauro e di tutti gli elementi bronzei della fontana consentendo una maggiore comprensione delle tecniche di fusione adottate dal Gianbologna.
Le informazioni dettagliate scaturite dal complesso delle analisi diagnostiche condotte, ha permesso di formulare la “terapia” odierna più opportuna ed un programma di manutenzione programmata che consenta alla fontana del Nettuno di essere salvata dall’aggressione dell’ambiente.