XVIII e XIX secolo

A 139 anni dall’inaugurazione della fontana del Nettuno, nel 1705 il Senato di Bologna iniziò a preoccuparsi dello stato di degrado del monumento: una lettera di quell’anno, firmata dallo scultore Giuseppe Mazza e dal perito Giuseppe Antonio Torri, evidenzia le “cicatrici” presenti nel getto fin dalla fusione.
Nel 1708, Carlo Fagottini, custode della fontana, eseguì rappezzi delle parte più fessurate e unse la statua, probabilmente con vernici oleo-resinose, per agevolare lo scorrimento delle acque meteoriche. Nel 1728, l’architetto del comune Francesco Maria Angelini eseguì delle nuove riparazioni.

Nel 1762 il fonditore e orologiaio Rinaldo Gandolfi realizzò un importante intervento sulla scultura, inserendo all’interno della gamba sinistra alcuni ferri a integrazione di quelli originali totalmente deteriorati ed effettuò un intervento di impermeabilizzazione dell’arto con una colata di cera fossile. Nel 1769 procedette alla pulitura della statua con un prodotto corrosivo di sua invenzione.

Nel 1887 sui giornali si scatenò una feroce polemica sul cattivo stato del Nettuno, tanto che nell’aprile dell’anno dopo il Comune promosse invasivi lavori di pulitura che, a seguito delle proteste dei Conservatori della Fonte, furono sospesi.

Targa celebrativa della Fontana del Nettuno (posizionata nei sotterranei della Piazza del Nettuno, sotto alla statua)

XX secolo

ACA-F-037828-0000: La base della fontana del Nettuno a Bologna, opera del Giambologna, 1920-1930 ca., Archivi Alinari, Firenze;

Nel 1907 lo scultore bolognese Enrico Barberi eseguì un nuovo intervento di pulitura con martelletti di bronzo zigrinati per non intaccare la superficie già gravemente segnata dalle precedenti puliture. Sempre nel 1907 venne eseguito un calco a tasselli, ora conservato presso il Museo Civico Medievale di Bologna, da cui fu ricavata una copia in gesso.
Durante gli anni della prima guerra mondiale la statua in bronzo del Nettuno fu rimossa dalla fontana e ricoverata presso i magazzini di Palazzo d’Accursio e venne ricollocata nella sua sede solo nel settembre del 1919. Subì nel 1935 una assai criticata pulitura da parte dei fratelli De Stefanis.
Tra il 1943 ed il 1946 il Gigante venne nuovamente rimosso e posto al sicuro dai pericoli legati agli eventi bellici. Prima di essere riposizionato fu oggetto di un restauro eseguito dal fonditore Bruno Bearzi. Furono rimosse le incrostazioni presenti sulle sculture ed eseguita una patinatura con una vernice a base di una resina industriale che potrebbe avere rallentato l’evolversi dei processi corrosivi.

Dopo una lunga campagna di studi ed indagini strumentali, grazie al contributo dell’Associazione Industriali Bolognesi per la Cultura, nel febbraio 1988 ebbe inizio un nuovo intervento di restauro della fontana del Nettuno. Una nutrita équipe di specialisti guidati da Giovanni Morigi per il restauro dei bronzi, e da Ottorino Nonfarmale per le parti in marmo, lavorò per circa due anni sul monumento. La statua del dio marino per l’occasione venne ricoverata nel Cortile d’Onore di Palazzo Comunale all’interno di una struttura in legno disegnata dallo scultore e scenografo Mario Ceroli. Il restauro della fontana ebbe all’epoca una grande eco e grazie alla “Casa del Nettuno” di Ceroli più di duecentomila persone poterono apprezzare da vicino la complessità e l’accuratezza del restauro dei bronzi.

Lo stato di fatto – forme di alterazione e degrado

Il restauro e le sue metodologie