Il restauro e le sue metodologie
Bronzi
L’intervento si svolgerà nel rispetto della patina, considerata parte integrante del manufatto, segno del passaggio del tempo e testimonianza importante dei processi di degrado. Questo strato limite una volta pulito, privato dei sali solubili e trattato con un inibitore ed un protettivo, potrà ancora esercitare proprietà isolanti e favorire un risultato estetico di raccordo graduale fra le varie parti, atto anche a sottolineare sia la volumetria del bronzo che il tipico aspetto di superficie segnata dal tempo.
Saranno perciò rimossi con metodiche differenziate quei prodotti che sono giudicati estranei e dannosi alla conservazione quali lo sporco di tipo generico (guano, grasso, depositi da particellato atmosferico), i sedimenti, le “croste nere” ed eventuali linee geodetiche, i composti neoformati per attacco chimico della patina, i sali solubili provenienti dall’interno del manufatto o dall’ambiente di esposizione, le incrostazioni di natura calcarea, le finiture e i protettivi invecchiati.
L’intervento mirerà così a ristabilire condizioni conservative adeguate e al contempo a facilitare la lettura dell’opera, seguendo i criteri del minimo intervento, della massima selettività e della reversibilità delle operazioni.
Materiali lapidei
Per la pulitura delle componenti lapidee della fontana saranno utilizzate metodologie d’intervento diverse, appropriate alla composizione dei materiali stessi e dei prodotti di alterazione che dovranno essere rimossi salvaguardando l’integrità della “pelle” del monumento. Le differenti procedure saranno definite in base alle risultanze delle analisi scientifiche e di verifiche di laboratorio.
In presenza di strati di natura carbonatica di vario spessore che hanno inglobato del particellato atmosferico e là dove sono stati individuati vecchi protettivi inidonei e alterati si interverrà mediante impacchi di soluzioni solventi di diversa natura e con una rifiniture puntuali con mezzi meccanici o ancora, in casi particolari, con strumenti laser.
Le vecchie stuccature deteriorate o non più in grado di esercitare la loro funzione saranno rimosse e sostituite; nel caso di precedenti stuccature realizzate con materiale non idoneo (poliestere e resine epossidiche) ma tenacemente adese al materiale lapideo originale, si potrà prevedere un semplice intervento di assottigliamento con una successiva integrazione superficiale. Poiché le superfici lapidee dovranno interagire con l’azione dell’acqua, le diverse tipologie di malta delle nuove stuccature dovranno rispondere a precise caratteristiche a livello strutturale, e sostenere nei limiti del possibile l’impatto di eventuali danni di tipo antropico o d’usura per calpestio.
I restauri del Nettuno nel tempo