Impianto idraulico e sistema di ricircolo
Giovanni Naldi
Dipartimento di Ingegneria Industriale DIN
Cristiana Bragalli
Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali DICAM
Al passante che osserva oggi il Nettuno al centro di Bologna, se non fosse per la presenza della vasca, la visione appare quella di una statua più che quella di una fontana, per la limitatezza dei giochi d’acqua e la loro sporadicità. È forse proprio questa ‘assenza’ dell’acqua che ha fatto sì che i bolognesi la chiamino familiarmente ‘il Gigante’ (al Żigànt in dialetto bolognese), alludendo alla statua e non alla fontana. Ma non è stato sempre così, o almeno non lo è stato nell’idea dei suoi progettisti/costruttori. L’acqua è l’elemento guida dell’idea, della costruzione e della manutenzione nel tempo della fontana, come spiega Richard Tuttle nel suo bellissimo The Neptune Fountain in Bologna – Bronze, Marble, and Water in the Making of a Papal City; Lo è perché il complesso è sempre stato concepito come sistema di statuaria e zampilli d’acqua, come dimostra un bellissimo disegno di Marcantonio Chiarini del 1763, lo è per l’essere parte della Fontana del Nettuno, insieme alla Fontana Vecchia, dell’antico sistema idraulico che per lungo tempo rappresentò l’unica risorsa di acqua corrente di buona qualità sulla quale la città poteva contare.
Per questo è stata redatta un’analisi storica del manufatto idraulico e del suo impianto di alimentazione, incluso il sistema originario di adduzione delle acque, fino allo stato di conservazione e funzionamento dell’impianto idraulico e di ricircolo odierno.
Questo studio, che parte dalla ricostruzione del modo con cui doveva funzionare e apparire la fontana nel progetto originario, non solo ci spiega molti dei degradi odierni di marmi e bronzi, ma anche perché la fontana non ha mai funzionato bene dall’origine, non possa funzionare bene ora e soprattutto come possa invece, probabilmente per la prima volta nella sua vita, essere splendida fontana rinascimentale che segue fedelmente il progetto degli zampilli del Laureti.
La ricostruzione è stata effettuata attraverso la consultazione delle fonti disponibili, le misure di portata degli ugelli ed il supporto della modellazione numerica degli aspetti idraulici.
In particolare, per quanto riguarda il complessivo disegno degli zampilli, questo è stato ricostruito cercando di trovare una coerenza tra:
- le immagini disponibili relative alle fonti storiche;
- la capacità di trasporto dell’antico sistema di alimentazione delle Fontane di Piazza, stimata sulla base della simulazione numerica del condotto che trasportava l’acqua alla fontana stessa a partire dalla conserva dell’Annunziata situata nei pressi di Porta San Mamolo;
- le misure di portata dei singoli zampilli;
- la tipologia di zampillo che, per l’epoca di realizzazione della Fontana e la forma degli ugelli, si configura come laminare e trasparente;
- le zone disponibili per la caduta dei getti nella vasca principale.
Dato questo come stato ideale è stato possibile dedurre che la portata attualmente circolante nel sistema idraulico della Fontana non sia sufficiente a garantire un disegno dei getti esteticamente armonico e sovrapponibile alle fonti storiche, anzi la portata misurata nel 2003 e complessivamente pari a circa un litro al secondo provoca percolamenti delle acque che sono stati certamente causa rilevante dell’odierno accelerato degrado. Al disegno dei getti ricostruito corrisponde, infatti, una portata complessiva pari a 2,5 l/s. E questa era più o meno anche la portata prevista originariamente, come osservato dalle simulazioni numeriche eseguite per il sistema di alimentazione compreso tra la conserva dell’Annunziata e la Fontana del Nettuno con i diversi scenari di portata. Il condotto originario in orcioli di terracotta, infatti, entrava in pressione dalla conserva dell’Annunziata solo se transitava una portata di 4 l/s. E si è potuto dedurre con buona approssimazione, sempre tramite analisi numerica, che lo scenario di portate con cui funzionava il sistema nel XVI secolo poteva essere compreso tra 1 e 4 l/s. Tuttavia queste portate raramente erano assicurate nel corso dell’anno.
Mirabile era anche il sistema per mantenere bilanciata la pressione su tutti gli ugelli. Esso prevedeva alla base della fontana un anello ripartitore di andamento ottagonale con l’inserimento di quattro canne su quattro lati per condurre l’acqua a tutte le figure della fontana. E questo costituirà anche la base della nuova progettazione consentendo di rispondere a quelle esigenze di semplicità di funzionamento capaci di assicurare nel tempo affidabilità e minima manutenzione.
1) (a) ACA-F-037828-0000: La base della fontana del Nettuno a Bologna, opera del Giambologna, 1920-1930 ca., Archivi Alinari, Firenze; (b) immagine da depliant Ufficio turistico 1963; (c) Chiarini, M. 1763, Piante con i suoi Alzati, Profili, e notizie delle origini delle acque, che servono al Pubblico Fonte della Piazza Maggiore della città di Bologna con altri annessi, che spettano alla medesima, opera postuma di Marcantonio Chiarini Bolognese Pittore, Architetto e Accademico Clementino, Bologna ( B.C.A.Bo).
2) Particolare dello sfioro della conchiglia posta al livello L3_Castellum, alimentata dal delfino dei putti.
3) Visualizzazione delle traiettorie dei getti in progetto della Fontana del Nettuno.